La Paris-Brest-Paris
Ritengo doveroso dedicare una pagina a parte del mio blog a questa manifestazione ciclistica che tanto rappresenta per tutti coloro che amano il mondo delle randonnèe, e questo per diverse ragioni. La prima è prettamente affettiva: sogno ancora di potermi qualificare, entrare nella Nazionale Italiana Randonneurs e partecipare alla Paris-Brest-Paris con la maglia della Nazionale. E' il mio sogno nel cassetto. Al momento ho dovuto metterlo da parte per motivi e impegni professionali; forse non lo realizzerò mai....ma sognare non costa nulla! La seconda ragione è che questa manifestazione ha segnato i miei inizi in bicicletta, ha dato un imprinting molto preciso al mio modo di vivere il ciclismo; mi ha spinto a cimentarmi nelle randonnée, portandomi a conoscere luoghi nuovi, a fare nuove amicizie, a conoscere un mondo nel mondo. Insomma, ha per me anche un valore simbolico, oltre che affettivo. La terza, infine, è che la PBP ricorre ogni quattro anni....così, dopo averla vissuta, in un modo tutto mio, nel 2019, mi ritrovo ad assistervi di nuovo quest'anno, per la sua 20esima edizione. Non penso che andrò di nuovo a Parigi come spettatrice: ho giurato a me stessa che la prossima volta che sarei stata alla PBP sarebbe stato come partecipante, regolarmente iscritta e qualificata. Ma diversi cari amici e compagni di squadra parteciperanno, e desidero supportarli emotivamente anche seguendoli attraverso questo blog e documentando la loro esperienza. Per tutte queste ragioni, nasce questa pagina che ha quindi molteplici scopi: fornire informazioni sulla PBP di tipo tecnico (cosa occorre per qualificarsi, ad esempio); presentare un piccolo reportage fotografico della scorsa edizione, dal mio personalissimo punto di vista di osservatrice; e infine documentare l'edizione di quest'anno, che si terrà dal 20 al 24 agosto 2023 con partenza da Rambouillet.
PBP - 19 esima edizione 2019
Ho conosciuto da spettatrice la PBP, come ho detto, nel 2019 e mi sono innamorata di quella splendida, curiosa, insolita e un pò folle atmosfera che si respira in questo tipo di manifestazioni. La Paris Brest Paris consiste di un percorso di circa 1200 km, che da Parigi conduce fino a Brest, in Bretagna, e di nuovo a Parigi, con alcune variazioni rispetto al percorso di andata. Il tempo previsto per concludere la randonnée e conquistare il brevetto è di 90 ore, ma esiste anche la possibilità di iscriversi al brevetto che ne prevede solo 80 come tempo limite. Nell'edizione 2019 gli iscritti erano circa 6000, provenienti un pò da tutti i continenti: moltissimi europei, largamente rappresentate Germania, Italia e ovviamente i padroni di casa francesi, ma anche tanti belgi. E poi americani, australiani, indiani, filippini, canadesi, neozelandesi, sudafricani e tanti altri ancora. Una vera festa internazionale e multiculturale, che ha avuto i sui natali nel lontano 1891, quando per la prima volta fu organizzata dall' Audax Club Parisienne.
La Nazionale Italiana Randonneurs
I veicoli che si avviano ai controlli il giorno prima dell'inizio della manifestazione.
Essendo là non per partecipare, ma solo come turista/ciclista/curiosa, posso solo raccontare l'emozione del giorno che precede la partenza, quello dedicato ai controlli dei veicoli ed al ritiro delle carte di viaggio, insomma agli aspetti burocratici che ti fanno realizzare che l'indomani inizi una vera avventura. E poi la partenza vera e propria, che si svolge in modo scaglionato, con gruppi che partono ogni 15 minuti fino a sera.


E infine, l'atmosfera accogliente che viene riservata ai randonneurs lungo il percorso, con banchetti e punti ristoro spontaneamente organizzati dagli abitanti dei vari paesini, per rifocillare lungo il passaggio i ciclisti audaci. Ho accompagnato in bici i miei due amici alla partenza, ero emozionata per loro, felice di esserci, ma al tempo stesso triste di non poter pedalare come loro in quella impresa. Mi sono divertita a guardare i veicoli speciali il giorno prima della partenza, i volti orgogliosi dei randonneurs della nazionale italiana, fieri di rappresentare l'Italia alla PBP. Il giorno dopo la loro partenza, iniziava la mia piccola avventura cicloturistica: in bici fino a Rambouillet, poi treno per Parigi, poi treno TGV fino a Brest, dove il mio programma prevedeva di esplorare la Bretagna, e di offrire contemporaneamente una base di appoggio nel piccolo appartamento turistico che avevamo prenotato.


I nostri programmi sono stati poi modificati dagli eventi: solo una parte degli amici è riuscita a concludere la PBP, la restante parte ha completato solo in parte il percorso, ma si è consolata continuando ad esplorare luoghi come Rennes, Saint Malo e i piccoli paesini sparsi lungo il percorso, per poi rientrare a Parigi, cui avevamo deciso di dedicare una intera giornata per rivedere luoghi simboli come la Tourre Eiffel, Montmatre, Le Sacre Coeur, Il quartiere latino, e i giardini di Versailles. Insomma, una esplorazione alternativa in terra francese, un pò in bici, un pò in treno. Per me, assoluta neofita, che da appena 4 mesi aveva inforcato una bici da corsa, ritrovarmi a pedalare per le strade di Francia, un pò da sola, un pò in compagnia, è stata comunque una bellissima esperienza. E non poteva che aumentare il mio entusiasmo e la mia voglia di stare in bici...
Album fotografico PBP e cicloturismo 2019
Veicoli speciali a Rambouillet
Pont de Recouvrance -Brest
Cattedrale di Rennes
PBP - 20 esima edizione 2023
Anche la ventesima edizione della Paris Brest Paris si è conclusa, ed io, che ho potuto solo osservarla "da lontano", seguendo le gesta dei diversi amici randonneurs che vi hanno partecipato, mi ritrovo a riflettere sulle sensazioni ed emozioni che questo evento, tanto desiderato dai randonneurs, mi ha trasmesso. Il modo in cui l'ho vissuto è stato ovviamente molto diverso da quello di quattro anni fa: essere sul suolo francese, osservare in modo diretto l'entusiasmo della gente e la loro ammirazione verso gli "audax" che hanno percorso i 1200 km circa, mi aveva coinvolto ed entusiasmato a dismisura. Inoltre, credo che il fatto stesso che io pedalassi da pochissimo, e che non avessi mai affrontato a mia volta neanche una randonnée da 200 km, mi rendesse più incosciente, più incline a considerare solo gli aspetti più esaltanti dell'evento, e a sminuire quelli legati alla fatica ed alla sofferenza che, inevitabilmente, si accompagnano ad una impresa simile. Per farla breve, in questa edizione la mia immedesimazione con questi ultimi aspetti è stata decisamente superiore. L'organizzazione ha reso possibile monitorare in tempo reale il passaggio di ogni singolo randonneur ai vari punti di controllo: era sufficiente inserire nell'apposita pagina di ricerca, disponibile nel sito ufficiale della PBP, il nome o il numero di registrazione del partecipante, per verificare dove fosse arrivato, e se si fosse ritirato o meno. A parte le rare notizie che arrivavano dai diretti interessati, e che rapidamente circolavano fra noi amici rimasti qui a fare il tifo per loro, poter verificare se tutto procedesse nel modo giusto è stato un sollievo. Ma anche un enorme generatore di ansia. Qualcuno è caduto, qualcuno ha avvisato presto dolori che non avrebbe dovuto avere, qualcun altro è andato veloce come il vento, altri ancora sono stati costretti al ritiro, e altri hanno avvertito il calo dell'adrenalina negli ultimi 30 km, che sono sembrati infiniti. Sono una persona empatica per natura, e mi sono immedesimata in tutte queste situazioni, con le relative emozioni che penso le abbiano accompagnate. Dalla gioia incredula, che non riesce a manifestarsi pienamente per la troppa stanchezza, i dolori, i fastidi causati dalle tante, troppe ore in sella, di chi ha raggiunto il traguardo finale, alla delusione e amarezza di chi, ognuno per una sua diversa ragione, non è riuscito a portare a termine qualcosa per cui ha faticato per quasi due anni. Anni passati a prepararsi, a collezionare brevetto su brevetto, testandosi progressivamente su distanze crescenti, prima 200, poi 300, poi 400 e 600 e per alcuni persino i 1000 km della Sicilia No Stop. E poi qualcosa va storto. Mille cose possono non funzionare, e questa PBP me lo ha fatto comprendere fino in fondo. La preparazione atletica è importante; è importante anche la testa, la capacità di gestire sonno, fame, stress e stanchezza, continuando a mantenere alta la motivazione. Ma anche quando entrambi questi elementi così importanti ci sono, lo stesso non vi è garanzia di riuscita. Come in ogni esame, ed in ogni cosa, c' è anche un pizzico di fortuna, di casualità, un imponderabile che può variare il corso degli eventi. Ma per chi è riuscito a concludere la regina di tutte le randonnèe certo l'emozione deve essere stata immensa, e probabilmente non la si realizza in quel momento, ma nei giorni a venire, quando le immagini di quelle 90 ore, o poco meno, continuano ad affollarsi nella memoria. Per tutti, finishers e non, l'esperienza più suggestiva è stata pedalare la notte, accompagnati da un fiume di fari accesi, in fila, a formare un serpente che illuminava il buio. Per tutti, il ricordo più bello è quello della gente francese, del calore che manifestano verso i randonneurs, del supporto che forniscono lungo la strada, con cibo e bevande gratis, con incitazioni, mani che si sfiorano e il sorriso eccitato dei bambini che guardano i ciclisti come fossero degli eroi su due ruote. Per tutti, forse, l'insieme di questi ricordi e di queste sensazioni è il vero valore di questa straordinaria esperienza, di una manifestazione unica nel suo genere proprio per questo corollario, che non ritroviamo in altre imprese di ultracycling, nonostante siano altrettanto ardite. E allora penso che, se mai un giorno dovessi essere là (oggi mi pare alquanto improbabile, ma mai dire mai...), cercherei di vivere tutto questo e di goderne ogni attimo, senza pensare per forza al successo di raggiungere il traguardo. Mi sforzerei di ricordarmi i miei limiti, di averne anche rispetto, di non viverli come una colpa o una sconfitta, o un tradimento di aspettative, mie ed altrui, ma come parte di me; qualcosa che potrebbe comunque consentirmi di assaporare quelle emozioni, fosse anche solo per 300 km, piuttosto che 600 o 1200. Se invece non sarò mai in quelle griglie di partenza, penso che in ogni caso avrò imparato qualcosa da queste due edizioni di PBP che ho avuto modo di osservare. Soprattuto, forse, ho imparato come il nostro sguardo possa cambiare, ma certe emozioni mantenersi intatte. E questa è la mia morale per questa ventesima edizione della PBP.
Commenti
Posta un commento